Le Cure Girls sponsorizzano una collaborazione tra due importanti università degli Stati Uniti

cg-and-prof-silver02/10/2017 – Le Cure Girls sponsorizzano una collaborazione tra due importanti università degli Stati Uniti

A seguito dei meeting che le Cure Girls hanno avuto a Londra nel settembre 2016 l’Associazione Marina Romoli Onlus  ha deciso di sponsorizzare un progetto di ricerca che vede la collaborazione della Case Western Reserve University (CWRU) e della The Ohio State University (OSU). La sponsorizzazione totale è stata di $50.000 ($25.000 per CWRU e $25.000 per OSU).

Il titolo del progetto è: Promoting functional reorganization in the injured spinal cord using a combinatorial strategy to maximize recovery” – (“Promuovere la riorganizzazione funzionale nel midollo spinale lesionato usando una strategia combinata per massimizzare il recupero”)

Il progetto di ricerca verrà supervisionato dal Prof. Jerry Silver per la CWRU e dal Dr. Andrea Tedeschi per (OSU). dr-andrea-tedeschiQuesto progetto di ricerca se avrà successo potrebbe essere di cruciale importanza per arrivare a sviluppare terapie efficaci per curare sia la lesione spinale acuta che quella cronica. Per maggiori dettagli riportiamo qui sotto un riassunto del progetto di ricerca.

L’Associazione Marina Romoli Onlus ringrazia tutti coloro che l’hanno supportata ed in particolare l’Associazione “RIIM” che ha finanziato metà progetto.

“Per  noi è un onore sponsorizzare una collaborazione fra due prestigiose università americane e cogliamo l’occasione per augurare tanta fortuna al Prof. Silver e al Dr. Tedeschi!”

Marina Romoli – Presidente  MRO

Riassunto del progetto

Problema: Le lesioni al midollo spinale danneggiano le fibre nervose (dette “assoni”) ascendenti e discendenti, ciò causa la perdita di funzioni motorie e sensoriali.

Target: Promuovere la riorganizzazione funzionale nel midollo spinale lesionato utilizzando una strategia combinata per massimizzare il recupero.

Goal: Valutare l’efficacia terapeutica della combinazione di Intracellular Sigma Peptide (ISP) con Pregabalin.

Le lesioni del sistema nervoso centrale (SNC) causano permanenti deficit motori, sensoriali e cognitivi a causa della limitata capacità di riparazione del SNC. Al momento non esistono ancora terapie efficaci per ottenere un recupero funzionale negli individui che hanno avuto un danno al midollo spinale. Tuttavia negli ultimi decenni è stato fatto un considerevole sforzo di ricerca per comprendere i meccanismi cellulari e molecolari che controllano la mancata rigenerazione delle fibre nervose. Numerosi studi hanno dimostrato che la presenza di un ambiente ostile e di uno scarso potenziale rigenerativo intrinseco nella maggior parte dei neuroni del SNC sono responsabili della mancata rigenerazione e della conseguente mancanza di recupero funzionale nei mammiferi adulti. Un’ipotesi intrigante che aiuta a spiegare la mancata rigenerazione specialmente quando la lesione diventa cronica è che le estremità degli assoni tranciati sembrano formare una sorta di legame sinaptico con cellule precursori della  glia nella zona della lesione il che li intrappola indefinitivamente (Filous et al., 2014). Al fine massimizzare il potenziale per una rigenerazione funzionale sarà necessario rilasciare questo “freno” e superare simultaneamente barriere alla rigenerazione intrinseche ed estrinseche. Quindi una singola strategia è improbabile che possa portare ad una completa riparazione del sistema nervoso centrale danneggiato. La disposizione temporale e spaziale dei meccanismi neuronali intrinsechi ed estrinsechi è cruciale per lo sviluppo di strategie aventi lo scopo di  creare condizioni più favorevoli ad ottenere un recupero funzionale.

Attraverso la diminuzione dell’interazione con substrati ricchi di CSPG  (Chondroitin sulfate proteoglycans), una delle maggiori barriere estrinseche alla rigenerazione, l’amministrazione di un peptide membrana-permeabile (Intracellular Sigma Peptide: ISP) che si lega e disattiva “protein tyrosine phosphatase σ (PTPσ)” ha consentito un sostanziale recupero in ratti dopo una lesione contusiva severa del midollo spinale (Lang et al., 2015). L’intenso germogliare di fibre serotonergiche al di sotto della lesione è correlato ad un recupero funzionale in questi animali (Lang et al., 2015). Studi in vitro hanno mostrato che ISP ha un effetto notevole anche sui neuroni sensoriali adulti col risultato di farli  rigenerare attraverso una potente barriera inibitoria di CSPG. Tuttavia l’effetto di ISP sugli assoni sensoriali in vivo deve ancora essere testato. Pregabalin (PGB), un potente gabapentinoide comunemente usato nel trattamento del dolore neuropatico dopo una lesione midollare, si è rivelato efficace nel promuovere una robusta rigenerazione delle fibre sensoriali ascendenti in topi adulti dopo una lesione  midollare  boccando  Alpha2delta2, un ricettore neuronale che è anche un componente critico dell’intrinseco “freno” molecolare della crescita assonale (Tedeschi et al., 2016).  

L’obiettivo di questo studio e di valutare la potenzialmente forte sinergia terapeutica della combinazione di ISP con Pregabalin per massimizzare la riorganizzazione funzionale e strutturale in acuto, ma specialmente in modelli sperimentali di lesione midollare cronica. Se questo studio avrà successo potrebbe avere un impatto significativo nel futuro trattamento clinico per promuovere il recupero neurologico in pazienti con lesione midollare.

Cure Girl Loredana

Grazie Prof. Raisman! R.I.P.

Cure Girls at NSIFOggi è un giorno molto triste per le Cure Girls e per tutte le persone che vivono con una paralisi causata da lesione al midollo spinale. Abbiamo saputo infatti, che il Prof. Geoffrey Raisman è scomparso lo scorso Venerdì 27 gennaio 2017. (Leggi comunicato stampa UCL)

Ho incontrato il Prof. Raisman insieme ad altre Cure Girls esattamente 2 anni fa, il 27 gennaio 2015, come riportato qui.

Il Prof. Raisman ha dedicato tutta la sua carriera alla ricerca per trovare una cura per le lesioni spinali ed è stato abbastanza folle da credere che una cura fosse possibile quando sembrava davvero impossibile curare la paralisi. Solo per questo merita la nostra eterna stima  e gratitudine. Sono sicura che il Suo nome avrà un posto nei libri di storia della ricerca medica!

Il Prof. Raisman era uno scienziato di fama mondiale e abbiamo perso una grande fonte d’ispirazione. Il suo straordinario lavoro ed il team che ha formato presso l’University College di Londra (UCL), ora saranno portati avanti dal professor Ying Li e dal dottor Daqing Li.

Esprimiamo le più sincere condoglianze alla moglie e alla sua famiglia.

Grazie prof. Raisman, riposa in pace.

Cure Girl Loredana

Society for Neuroscience Meeting 2016- Il report del meeting a cura di Sam Maddox

San Diego, California – Il meeting annuale della “Society For Neuroscience” (SFN) si è tenuto a San Diego in novembre ed ha visto la partecipazione di oltre 30 000 ricercatori provenienti da 90 stati. Sono stati presentati oltre 15 000 studi riguardanti una grande varietà di patologie del cervello e del midollo spinale.Neuroscience 2016

Il meeting riempie un grande convention center con tante file di bacheche 1,5m per 1m, dove sono appesi poster in cui si illustrano i risultati di esperimenti recenti. L’area di esposizione é divisa in vari temi ed ogni poster viene esposto solo per mezza giornata. L’autore principale dello studio di solito è presente per rispondere alle domande dei visitatori. Una caratteristica importante dei poster è che spesso riportano i risultati di ricerche non ancora pubblicati, quindi sono notizie fresche che danno l’idea di cosa ci si può aspettare in futuro in questo campo.

Il resto dello spazio include espositori che vendono ogni sorta di attrezzatura per fare ricerca in questo campo come microscopi del costo di milioni di dollari. Si nota una grande diversità all’interno del campo delle neuroscienze sia dal punto di vista della scienza che dal tipo di attrezzature necessarie per fare ricerca.

Ci sono molte aree di ricerca specifiche come l’alzheimer, ischemia, dolore, sclerosi multipla, degenerazione della vista, autismo, traumi cerebrali, ecc.

Tra tutte queste informazioni, sono andato alla ricerca di ciò che riguarda le lesioni midollari croniche. La maggior parte di ciò che viene presentato al SFN riguarda ricerca di laboratorio non ancora applicabile all’uomo, una miriade di ipotesi vengono testate nella speranza di scoprire qualcosa di nuovo del sistema nervoso centrale. Il meeting può essere travolgente, ma la navigazione verso l’area che interessa ad un visitatore adesso è resa più facile da strumenti disponibili online e da app per smartphone. Per chi volesse saperne di più questo è il programma dove è possibile fare ricerche per argomento.

In questo articolo parlerò di alcune ricerche promettenti che riguardano la lesione spinale cronica:

1) modificazione della cicatrice per permettere ai nervi di crescere attraverso un ambiente ostile;

2) uso di terapie cellulari per indurre un recupero funzionale dopo una lesione midollare.

La cicatrice:

Dopo la lesione al midollo spinale l’area danneggiata perde molte cellule nervose che vengono portate via dalla risposta immunitaria e si ha la formazione di una cavità contornata da un tipo di tessuto cicatriziale che delimita la zona della lesione. I nervi hanno una certa capacità di crescita dopo il trauma, ma questa cicatrice rappresenta una barriera. Jerry Silver, uno scienziato della Case Western Reserve University di Cleveland, Ohio – USA, è stato il primo a caratterizzare questo componente della cicatrice (chondroitin solfato proteoglicani) e a cercare un modo per rimuoverla.  Il prof. Silver e altri ricercatori hanno scoperto un enzima batterico chiamato condroitinase in grado di disgregare la cicatrice anche nelle lesioni croniche. Chi segue la ricerca sulle lesione spinali croniche ne avrà sentito parlare con il soprannome di “Chase” che è stato usato negli esperimenti per permettere agli assoni di superare la cicatrice e portare ad un recupero funzionale significativo. E’ un’idea semplice: applicare l’enzima per aprire la strada alla rigenerazione ma al momento ci sono ancora problemi per applicare il Chase in maniera sicura nell’uomo.

In precedenza il prof. Silver ha usato il Chase insieme con un piccolo trapianto di nervo periferico per ricollegare il midollo e recuperare la funzione respiratoria in animali da laboratorio tetraplegici. Nel 2011 ha detto: “Il nostro lavoro è attualmente la dimostrazione più convincente del ripristino di funzioni dopo la paralisi”.

Mentre visitavo i vari poster ho incontrato il Prof. Silver che è sicuramente uno dei ricercatori più speranzosi per quanto riguarda la lesione midollare cronica e raccontava con entusiasmo del recupero straordinario ottenuto nella sua ultima ricerca dove animali con paralisi da lui definita “super cronica” (un anno e mezzo dopo la lesione) hanno recuperato la capacità di respirare in modo quasi normale dopo un’applicazione di Chase e serotonina (una sostanza necessaria per la trasmissione nervosa).

“Questo è il risultato di 30 anni di lavoro”, ha detto il prof. Silver. “Sembra che più sia cronica la lesione, migliore sia il risultato. Avevamo degli animali con lesione  midollare che gli paralizzava uno dei due polmoni di cui ci eravamo quasi dimenticati ed allora abbiamo pensato di usarli per fare un esperimento un po’ azzardato. Il risultato è stato straordinario, in due settimane c’è stato un recupero quasi completo della respirazione. A volte gli incidenti portano cose buone!”

Il prof. Silver ha continuato dicendo che adesso intende cercare il modo di far funzionare questa terapia anche per recuperare altre funzioni oltre la respirazione come l’uso delle mani o il controllo della vescica usando il Chase o un peptide sviluppato dal suo laboratorio capace di evitare che le fibre nervose che tentano di ricrescere si blocchino su una proteina zuccherosa.

Quando ho incontrato il prof Silver, stava guardando il poster presentato da Emily Burnside, un membro del laboratorio di Elizabeth Bradbury del King’s College di Londra che sono dei leader nello studio dell’uso di Chase nelle lesioni midollari. La prof Bradbury è impegnata in un progetto di ricerca chiamato “CHASE-IT”, che ha lo scopo di sperimentare questa terapia sull’uomo. Questa progetto è finanziato dalla fondazione “Spinal Research” che ha sede a Londra.

emily-burnsideLo studio di Emily Burnside “Regulateable Chondroitinase ABC” gene therapy as a treatment for spinal cord injury” (Terapia genetica per la Regolabilità del Chase come trattamento delle lesioni midollari) potrebbe accelerare i tempi per la sperimentazione sull’uomo del Chase. La dr.ssa Burnside ha spiegato che uno dei problemi del Chase è che una volta somministrato rimane attivo per pochi giorni, mentre servirebbe che rimanesse attivo più a lungo, quindi andrebbe iniettato ripetutamente nel midollo.  Nel suo studio hanno somministrato il Chase al midollo spinale lesionato di animali attraverso una strategia per modificare geneticamente le cellule nella zona della lesione in modo che le cellule stesse producessero il Chase. In questo modo si è risolto il problema di doverlo iniettare ripetutamente e si è ottenuto sia un forte contenimento del danno che un recupero funzionale importate sia in lesioni midollari a livello toracico che cervicale.

Un problema di questo approccio è che ad un certo punto si deve cessare la produzione di Chase da parte delle cellule, altrimenti si potrebbero avere effetti indesiderati. La dott.ssa Burnside ha risolto questo problema introducendo un altro virus che funziona come un interruttore in modo da poterne cessare la produzione quando necessario.

Il team della prof.ssa Bradbury ha presentato i risultati anche di altre ricerche. In uno studio particolarmente interessante condotto in collaborazione con il prof. James Guest del “Miami Project to Cure Paralysis” i ricercatori hanno ottenuto un recupero funzionale in primati a cui è stato somministrato il Chase in combinazione con un trapianto di cellule di Schwann. Il prof. Guest attualmente sta conducendo una sperimentazione sull’uomo in cui si trapiantano cellule di Schwann su pazienti con lesione midollare da almeno un anno.

Successivamente ho visto un altro poster riguardante la cicatrice. In questo studio svolto nei laboratori di Michael Sofroniew dell’Università della California di Los Angeles (UCLA) si dimostra che gli astrociti (un tipo di cellula che compone il tessuto cicatriziale) non sono un ostacolo alla rigenerazione come si pensa, ma invece aiutano la rigenerazione stessa. Infatti in questo studio in cui hanno somministrato dei farmaci che aiutano la rigenerazione delle fibre nervose, hanno visto una maggiore rigenerazione negli animali in cui gli astrociti erano presenti rispetto a quelli in cui erano stati rimossi.

Terapie Cellulari

Paul Lu è un ricercatore che lavora a San Diego nel laboratorio del prof. Mark Tuszynski, unpaul-lu ricercatore esperto che come il prof. Silver non ha mai perso la speranza nel cercare il modo di rigenerare il midollo spinale. Il dr. Lu è personalmente motivato a trovare una cura per le lesioni midollari croniche in quanto egli stesso è paralizzato dal 1996 a seguito di un incidente stradale. Egli ha condotto diversi studi molto importanti basati sull’uso di cellule staminali. In particolare in uno studio del 2012, in cui  ha trapiantato nel midollo spinale cellule staminali neurali insieme alla somministrazione di un cocktail di farmaci che aiutano la rigenerazione, ha ottenuto una crescita abbondante di fibre nervose e anche se ciò per ora non è stato accompagnato da un recupero funzionale il dr. Lu ci sta lavorando per poterci arrivare.

In uno degli studi che ha presentato al SFN sono state trapiantate cellule neurali in primati e anche in questo caso si è visto che le cellule trapiantate si sono sviluppate generando fibre nervose lunghe fino a 50mm, ma questa tecnica necessita di essere ottimizzata prima che la si possa testare nell’uomo.

In un altro poster sono stati presentati i risultati di un altro esperimento in cui dopo un trapianto di cellule leggermente diverse, si è ottenuta un crescita delle fibre nervose danneggiate dalla lesione invece che la crescita di fibre nervose dalle cellule trapiantate e ciò ha portato anche ad un recupero funzionale. Questo studio è stato fatto nella fase sub-acuta (due settimane dopo la lesione), ma attualmente stanno testando questa terapia anche nelle lesioni croniche.

Un’altra area su cui il prof. Tuszyski e il dr. Lu stanno lavorando è l’uso di cellule attivabili con la luce (optogenetica) allo scopo di ottenere migliori connessioni e di poterle attivare e disattivare nel corso degli esperimenti. Inoltre stanno anche lavorando sui “master regulators” ovvero i geni che potrebbero attivare la rigenerazione delle fibre nervose.

Il Dr. Lu mi ha spiegato che il prossimo grande miglioramento riguarderà le cellule, nel senso che adesso sono state sviluppate tecniche per modificare le cellule del proprio corpo in modo da ottenere un tipo di cellula che svolga precisamente il lavoro necessario per riparare il danno al tessuto midollare. Queste cellule sono chiamate iPSC  (induced Pluripotent Stem Cells).

C’erano molti poster che riguardavano le iPSC e se è vero che per molti aspetti le iPSC sono più sicure delle cellule staminali embrionali anche le iPSC come le embrionali possono formare tumori, quindi è necessario arrivare ad una qualità genetica tale da poter escludere totalmente il rischio che le cellule possano sviluppare tumori prima di poterle testare nell’uomo.

Il Laboratorio di Michael Fehlings dell’Università di Toronto lavora attivamente su diverse potenziali terapie per le lesioni midollari, incluse le iPSC. In un poster presentato alla SFN dal suo gruppo di ricerca si spiega che hanno trapiantato cellule modificate per produrre una molecola che aiuta la crescita di fibre nervose chiamata GDNF. Negli animali sono state trapiantate le cellule due settimane dopo la lesione (quindi questa non è considerata una lesione cronica), ma hanno mostrato un recupero migliore di quelli a cui sono state trapiantate cellule senza questa modifica.

Alla fine però potrebbe non esserci la necessità di trapiantare cellule dall’esterno perché alcuni ricercatori hanno trovato il modo di manipolare le cellule già presenti nel nostro corpo in modo che svolgano le funzioni necessarie alla riparazione del danno al midollo spinale.

Il dr. Lu ha notato il lavoro di Chun-Li Zhang, del UT Southwestern Medical Center di Dallas (USA) che ha riprogrammato astrociti presenti nella cicatrice trasformandoli in neuroni.

Il prof. Zhang ha presentato al SFN uno studio in cui ha creato motoneuroni spinali partendo da cellule della pelle. Poi ha presentato anche un altro studio (a cui faceva riferimento il dr. Lu) che riguarda la riprogrammazione di neuroni in animali viventi che ha un grande interesse per le lesioni midollari in cui concludono dicendo: “Our ability to successfully produce a large population of long-lived and diverse subtypes of new neurons in the adult spinal cord provides a cellular basis for regeneration-based therapy for SCI.” (La nostra capacità di produrre una grande e longeva popolazione di diversi sotto-tipi di nuovi neuroni nel midollo spinale adulto fornisce una base cellulare per terapie basate sulla rigenerazione per le lesioni midollari).

– by Sam Maddox

Settimane ricche di impegni per le Cure Girls!

1gruppocenaRieccoci! Sono state settimane di fuoco per le Cure Girls italiane impegnate negli annuali eventi di raccolta fondi e di sensibilizzazione organizzati dall’associazione Marina Romoli Onlus.

Il 5 e 6 novembre è andata in scena la seconda edizione di Ottobiano Sport Show for Marina Romoli Onlus. L’evento anche quest’anno ha visto la partecipazione di grandi nomi dello sport e dello spettacolo tutti uniti per sostenere la ricerca di una cura per la paralisi (vedi foto cliccando qui).

Il tema dell’evento è stato “Praticate sport in sicurezza” perché purtroppo gli incidenti sportivi sono una delle maggiori cause di lesione spinale e quindi abbiamo pensato che parlare di prevenzione potesse servire per far conoscere meglio il problema e allo stesso tempo per far capire la necessità di risolverlo.

Per riuscire nell’intento siamo state anche nelle scuole medie del territorio e speriamo che quanto spiegato serva ai ragazzi e li aiuti a prestare sempre la massima attenzione a ciò che fanno e a come lo fanno in modo che si possano prevenire incidenti evitabili.

La settimana successiva invece ha visto le cure girls impegnate ad Eicma Esposizione internazionale Ciclo e Motociclo (vedi foto). eicma-2016Siamo state ospiti dello stand di Ottobiano Motorsports ed abbiamo potuto rincontrare i campioni testimonial delle nostre iniziative e allo stesso tempo ringraziare tutti quelli che lavorano dietro le quinte di questi grandi eventi che ci permetteranno anche quest’anno di supportare un importante progetto di ricerca che tra qualche settimana vi illustreremo.

Le Cure Girls colgono l’occasione per ringraziare di cuore tutti quelli che ci stanno permettendo di portare avanti il nostro obiettivo: La lesione spinale cronica deve diventare curabile! All Together We Can Do It!

Con affetto

Cure Girl Loredana

 

L’Huffington Post parla della paralisi e delle Cure Girls

Un bellissimo articolo di Samantha Walsh pubblicato sull’Huffington Post dal titolo “Reflecting on Paralysis: The Cure Girls” (Riflettendo sulla Paralisi: le Cure Girls Clicca qui per leggere l’intero articolo in inglese) ha descritto in modo chiarissimo come le conseguenze della lesione spinale rendano ridicoli certi problemi della vita quotidiana di molte persone.

In particolare nella parte iniziale Samantha scrive: “Quando guardi nello specchio cosa vedi?  Una ruga… un naso imperfetto… una macchia della pelle sul mento? In questa era di perfezione aerografata e di social media sapientemente filtrati è facile essere autocritici comparando il proprio look, la propria ricchezza, il proprio successo e la propria vita in genere a quella degli altri…Ma supponiamo che tu guardassi nello specchio e vedessi una donna in sedia a rotelle che ti guarda, faresti ancora attenzione a quella macchia sul tuo mento o piuttosto penseresti al fatto che nn sei più in grado di alzarti e camminare?”Ecco che improvvisamente le piccole imperfezioni fisiche di cui molte persone si preoccupano guardandosi allo specchio non hanno più nessuna importanza.Questa è la realtà di 2.5 milioni di persone nel mondo.

Poi l’articolo continua parlando delle Cure Girls che non hanno accettato questo destino perché la ricerca scientifica ha già fatto notevoli progressi verso la cura e quindi hanno deciso di impegnarsi a sostegno di quei ricercatori che stanno lavorando per trovare una CURA per la paralisi . 

L’articolo si conclude dicendo che recentemente le Cure Girls hanno inoltre fatto un servizio fotografico con lo scopo di attirare l’attenzione su di sé, non per mostrare la loro bellezza, ma per poter far sapere a quante più persone possibili che ciò che vogliono più di ogni altra cosa al mondo è poter tornare a camminare!

Lottare per la cura della paralisi può diventare il nuovo trend?

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Settimana scorsa le Cure Girls Lolly, Loredana e Marina si sono incontrate a Londra per alcuni meeting con dei ricercatori.  Quando abbiamo pianificato i meeting avevamo anche  pensato di sfruttare ulteriormente il fatto di essere insieme fisicamente (visto che facciamo la maggior parte del nostro lavoro online) per lanciare una campagna provocatoria per far conoscere sempre di più i nostri sforzi per sostenere la ricerca di una cura per la paralisi. 

Abbiamo quindi deciso di provare a cambiare la percezione che tante persone hanno di noi che lottiamo per una cura per tornare a camminare poiché al momento molte persone ci vedono come depresse, incapaci di accettare di vivere con la paralisi ed essere ugualmente felici. Così abbiamo deciso di fare un servizio fotografico provocatorio per incoraggiare la gente a parlare senza timidezza dell’importanza  di trovare una cura per le lesioni midollari croniche.

Vivere con la paralisi non è glamour, ma possono le Cure Girls rendere il combattere per trovare una cura glamour?

Per la prima volta abbiamo voluto fare un servizio fotografico con protagoniste tre donne esuberanti che con delle foto uniche possano diffondere un grande messaggio pro-cura ed informare sempre di più l’opinione pubblica su cosa voglia dire veramente vivere con la paralisi incluso tutte le complicazioni materiali e di salute con cui abbiamo a che fare ogni giorno. Questa campagna vuole dimostrare che siamo donne che vivono una vita attiva e piena di soddisfazioni, ma che allo stesso tempo combattiamo perchè si arrivi ad una cura che possa restituirci la totale indipendenza e la libertà di vivere senza costanti restrizioni fisiche e continui problemi di salute che complicano ogni giorno della nostra vita. Noi lottiamo affichè l’impossibile possa diventare possibile! Non accetteremo mai passivamente il destino che ci è capitato, ma lottiamo per cambiarlo! Le immagini verranno diffuse la prossima settimana sui social media e su giornali e riviste sia nel Regno Unito che in Italia. Qui sotto potete vedere le immagini del “dietro le quinte” del servizio fotografico!Sono stati momenti indimenticabili grazie a “Michelle George Photography, Sarah Monrose Glow Photograpy ed alla make-up artist Lauren Kay. Un grande ringraziamento va anche a Deborah Milward per averci aiutato con le pubbliche relazioni ed al “The Hospital Club” per la fantastica location!

Cure Girl Lolly

Settembre 2016 – Aggiornamenti da Londra

CG at Spinal Reseach Meeting Londra Settembre 2016Chi ci segue sui social avrà notato che nei giorni scorsi io e Marina ci siamo recate a Londra e insieme alla Cure Girl Lolly siamo state prima alla Nicholls Spinal Injury Foundation (NSIF) e in seguito abbiamo incontrato alcuni ricercatori presenti all’annuale meeting scientifico organizzato dalla fondazione Spinal Research. Come ricorderete lo scorso anno avevamo donato più di 70.000 € alla Nsif per supportare il progetto Anglo-Polacco del prof. Raisman e del dr. Tabakow, siamo quindi andate a sentire come procedevano le cose.

Ci è stato confermato che al momento si stanno selezionando i due prossimi pazientiCure Girls at NSIF Settembre 2016 e quindi tra pochi mesi dovrebbe prendere il via la nuova sperimentazione che speriamo si concluda positivamente confermando o addirittura migliorando i risultati riscontrati sul primo paziente che era stato sottoposto al trattamento.

Rientrate in hotel, è stato un gran piacere incontrare, direttamente dalla Case Western Reserve University di Cleveland, il prof. Jerry Silver.La sua positività ci ha contagiato e i promettenti risultati della ricerca da lui svolta sulle lesioni spinali croniche, presentati al meeting di Spinal Research dalla sua collaboratrice Philippa Warren, verranno presto pubblicati su un importante rivista medico scientifica. Appena saranno disponibili naturalmente ve ne daremo notizia.Meeting CG and J. Silver settembre 2016 Londra

In questi giorni passati a Londra, abbiamo incontrato tanti altri scienziati ma in particolare vi voglio parlare del dr. Andrea Tedeschi che dal German Center for Neurodegenerative Deseases (Bonn – Germania) è in procinto di trasferirsi alla Ohio State University.  Andrea è un giovane promettente ricercatore italiano che sta lavorando per comprendere per quale ragione il midollo spinale non si rigeneri a seguito di una lesione. Negli ultimi anni ha fatto molti progressi per trovare la risposta a questa domanda come potrete voi stessi vedere dando un’occhiata agli studi pubblicati.

con-tedeschi-e-di-giovanniMa vi domanderete: “Ok Loredana ma quindi? Che novità ci sono? C’è una cura per noi?”. La risposta che posso fornirvi ora è: “Ci stanno lavorando”. Vi capisco non è ciò che vorreste sentirvi dire. Già mi pare di sentire i vostri commenti e di vedere i vostri volti. Se può esservi di conforto vorrei che sapeste che solitamente anche io quando torno da questi “viaggi”, mi rattristo perché parto con tante aspettative che puntualmente vengono deluse. Stavolta però mi è parso che ci fosse davvero aria nuova e che il mondo della ricerca fosse positivamente in fermento. Quindi non lasciamoci abbattere, cerchiamo di rimanere positivi e soprattutto continuiamo a credere nella ricerca supportando il lavoro di quei ricercatori che hanno la giusta percezione del problema e la sensibilità che può davvero portarli a raggiungere l’obiettivo cura.

Con affetto

Cure Girl Loredana

Lolly visita il Reeve Irvine Research Centre in California

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Il 13 luglio scorso ho avuto il privilegio di andare a visitare il Centro di Ricerca Reeve Irvine, dell’Università della California ed incontrare il Dott. Oswald Steward (Direttore del Reeve Irvine Research Centre) e Tania Jope (Direttore della Sviluppo della Community).

Appena entrati nell’imponente edificio ho subito notato a fianco dell’immagine di Christopher Reeve una foto dell’amico Roman Reed. Roman è uno dei leader mondiali nelle campagne a sostegno della ricerca di una cura per le lesioni del midollo spinale e riesce a raccogliere parecchio denaro anche per questo centro di ricerca.

Siamo stati subito accolti nell’ufficio del dottor Steward dove abbiamo parlato dello stato attuale della ricerca sulla lesione spinale. Al Dr. ho potuto porre quella che per noi è la domanda più importante: “Cosa si sta facendo per le lesioni spinali croniche?”Lolly reeve irvine center 2
“Il progetto di rigenerazione del tratto cortico-spinale” è stato per anni al centro delle ricerche del dott. Steward, il quale ha sviluppato collaborazioni con numerosi ricercatori che hanno portato ai risultati pubblicati nel 2010 su Nature Neuroscience. L’articolo dimostrava che era possibile indurre la rigenerazione nel tratto corticospinale (CST) a seguito di lesioni del midollo spinale eliminando un gene chiamato PTEN. Infine da una ricerca pubblicata nel 2015 pare che la rigenerazione del CST induca anche il recupero di funzioni motorie.

Un ulteriore passo avanti si è fatto grazie alla collaborazione con il Dott. Kai Liu dell’università di Hong Kong che ha pubblicato i risultati di una ricerca che avrebbero dimostrato la possibilità di indurre la rigenerazione del CST in topi con lesione spinale cronica sia dopo 4 mesi che dopo 1 anno dalla lesione.

Nello studio il Dott. Liu ha utilizzato la stessa strategia genetica che è stata usata nella prima  pubblicazione. I topi con lesione spinale cronica vecchia di un anno, hanno ricevuto un’iniezione di un vettore virale nella loro corteccia celebrale. Il vettore ha prodotto una proteina che elimina il PTEN dalle cellule nervose che danno vita al CST. Dopo l’eliminazione del PTEN, gli assoni del CST si sono rigenerati oltre la lesione formando nuove connessioni. La scoperta che la capacità rigenerativa può essere riattivata anche 1 anno dopo la lesione estende notevolmente la finestra di opportunità per rigenerare le connessioni del midollo spinale. Il prossimo passo sarà quello di determinare se la rigenerazione sarà associata ad un recupero funzionale.

lolly reeve irvine center 3Come in altre occasioni per continuare le ricerche serve denaro. Ogni studio necessita in media 250.000 $. Ho chiesto se il governo degli Stati Uniti finanziasse le loro ricerche e la risposta è stata negativa. Il dottor Steward ha detto che è estremamente difficile ottenere un finanziamento da parte del governo e che loro si basano esclusivamente su donazioni private e raccolte fondi.

Questo è esattamente ciò che sta accadendo anche nel Regno Unito ed è davvero una terribile notizia per le persone che vivono con lesioni al midollo spinale da molti anni.
Ciò nonostante quando ho chiesto al dottor Steward se fosse ottimista sul fatto che ci sarebbe stata in un futuro prossimo una cura per le lesioni croniche del midollo spinale mi ha risposto “Sì, c’è molto fermento in questo periodo.”

Ho potuto anche visitare i laboratori super attrezzati in cui vengono effettuate le ricerche. E ‘stato davvero emozionante.

E’ stata per me una meravigliosa opportunità incontrare il Dr. Oswald Steward e raccontargli quanto messo in atto dalle Cure Girls! Ringrazio enormemente lui ed il suo team per il lavoro svolto nella speranza di rimetterci in piedi.

Grazie anche a Tania Jope per la calorosa accoglienza.

Ultimo ma non meno importante, grazie a Roman Reed per aver facilitato la mia visita al Reeve Irvine Centre.

Infine vi informo che è possibile effettuare una donazione al Irvine Research Centre Reeve cliccando qui: www.reeve.uci.edu 

Cure Girl Lolly

Me Before You…Cosa ne pensate?

Me before you 1Da alcune settimane è uscito in Inghilterra il film “Me before you” (in Italia a settembre), la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro della scrittrice inglese Jojo Moyes che ho finito di leggere pochi giorni fa.

È la storia di Will Traynor, un giovane bello, ricco, con una solida carriera, sportivo e dinamico, che si ritrova tetraplegico in seguito ad una lesione del midollo spinale (tetraplegico = paralisi a tutti e quattro gli arti). Dopo due anni in tali condizioni, decide di darsi sei mesi di tempo per “organizzare” il suo suicidio assistito; nel frattempo i genitori cercano un’assistente, e si presenta una ragazza acqua e sapone, Louisa Clark, all’inizio ignara della decisione del suo datore di lavoro, ma una volta appuratolo, decide di fargli vivere più esperienze possibili per cercare di dissuaderlo da quella idea.

Intorno a questo argomento si sono alzate le voci di protesta da parte di disabili, in associazioni e non, che si chiedono: “Perchè il cinema ci dipinge negativamente? Perché dobbiamo passare come deboli, arrendevoli, desiderosi di farla finita se la vita non ci dà tutto ciò che vogliamo? La vita, invece, va vissuta anche nella disabilità, e può essere ancora più felice di quella dei non disabili…” e via dicendo. Ecco, a tutte le persone disabili che si sono sentite offese da questo atteggiamento “negativo” del protagonista della storia, voglio dire: Voi avete fatto, consapevolmente o no, la scelta di vivere nonostante tutto (finora è stata anche la mia scelta), quindi vivete la vostra vita come credete, senza preoccuparvi di cosa penserebbero di voi coloro che con la disabilità non hanno nulla a che vedere. Perché, che siate felici o no nella vostra disabilità o diversa abilità (chiamatela come volete, la sostanza non cambia), le persone non disabili avranno sempre paura che una tale sorte potrebbe accadere anche a loro. Vi ammireranno per la vostra forza (alcuni vi invidieranno, addirittura!), ma penseranno sempre “Se una merda del genere capitasse a me, non lo sopporterei”.

E non serve neppure scandalizzarsi verso chi “accetta” la drammatica decisione di un proprio famigliare di porre fine alla sua vita piena di sofferenze.

Ci vuole coraggio a scegliere di vivere nonostante tutto, ma la scelta opposta non si affronta a cuor leggero… anzi, tutt’altro. Non è un gesto di vigliaccheria e va rispettato.

E infine: se siete disabili senza bisogno di essere assistiti nel compiere le attività della vita quotidiana, non avete gli argomenti per giudicare con cognizione di causa… quindi, per favore, non recitate la parte del moralista.

Questo è ciò che dice Will a Louisa circa la sua intenzione di morire:

me before you cover film“Non voglio che tu sia legata a me, ai miei appuntamenti in ospedale, alle limitazioni della mia vita. Non voglio che tu ti perda tutto quello che qualcun altro potrebbe darti. Ed egoisticamente, non voglio che un giorno tu mi guardi provando anche il minimo rimpianto o pietà e…”

“Non lo farei mai!”

“Non puoi saperlo, Clark. Non hai idea di come potrebbe diventare. Non hai nemmeno idea di come potresti sentirti fra sei mesi. E non voglio guardarti ogni giorno, vederti nuda, osservarti mentre gironzoli per la dépendance con i tuoi abiti folli e non… Non essere in grado di fare quello che desidero con te. Oh, Clark, se sapessi cosa vorrei farti in questo momento. E io… non posso vivere con questa consapevolezza. Non posso. Non è da me. Non posso essere il tipo di uomo che semplicemente… accetta”.

Prendetevi un po’ di tempo per pensare… si può davvero biasimare quest’uomo per la sua scelta?

Cure Girl Barbara

Cure Girl Lolly: “La mia battaglia con i farmaci”

Cure Girl Lolly La mia battaglia con i farmaci_Fotor

Dopo aver convissuto per più di 10 anni con la paralisi, ho preso la grande decisione di smettere di utilizzare il farmaco che mi era stato prescritto per attenuare il dolore neuropatico cronico. Ad essere sinceri non fu per una sola ragione ma per molte, però non avevo capito che cosa davvero si prospettasse dinnanzi a me.

Il farmaco che prendevo è utilizzato per il trattamento del dolore neuropatico del sistema nervoso centrale e periferico, spesso quindi prescritto in caso di una lesione del midollo spinale. Come molte altre persone che vivono con una lesione del midollo spinale, soffro infatti di un dolore neuropatico cronico che a volte può diventare davvero insopportabile. Ho preso quindi appuntamento con il mio neurologo, che è una persona gentile e preparata e grazie ai suoi consigli mi è stato possibile venirne fuori in 6 settimane, così, poco per volta e sotto una consulenza professionale.

I problemi sono iniziati non appena ho iniziato a ridurre il farmaco. L’insonnia si è manifestata subito insieme al dolore e alle forti contrazioni. Poi ho cominciato ad avere la nausea per tutto il giorno e tutta la notte. Sudavo e allo stesso tempo avevo i brividi proprio come accade ai tossicodipendenti. Non riuscivo a credere a quello che mi stava accadendo, piangevo tutti i giorni, mi sentivo così depressa e la mancanza del sonno era proprio una tortura. Ho avuto tanti altri sintomi riconducibili all’astinenza come la perdita di appetito, il prurito, il mal di stomaco, la mancanza di concentrazione: la lista è infinita! Non riuscivo a credere a quello che stavo vivendo e ho dovuto cercare su Google i miei sintomi perché non riuscivo a capacitarmi del fatto che fosse tutto dovuto alla fine dell’assunzione della mia medicina. Quando però ho letto le varie storie ed esperienze di altre persone, sono rimasta scioccata! La maggior parte delle persone dicevano che erano stati costretti a tornare ad utilizzare il farmaco perché non erano in grado di gestire tutte le complicazioni e come queste li facevano sentire. Ho ricontattato il mio neurologo e non poteva credere che i miei sintomi da astinenza fossero durati così a lungo, ma ho deciso di continuare sulla strada intrapresa e sperare che i sintomi sarebbero svaniti prima o poi. Il tutto è durato per circa 3 mesi. Devo dire che è una delle cose più difficili che io abbia mai fatto e ancora non so come ci sono riuscita ma alla fine fortunatamente ce l’ho fatta.

Ora, 18 mesi più tardi, sono libera dal farmaco e sono così contenta di averlo eliminato. Sì, ho ancora dolore neuropatico 24 su 24, 7 giorni su 7, non va mai via, ma cerco di utilizzare altri metodi per trattarlo. Il fatto è che il farmaco non mi ha mai fatto passare il dolore, lo mitigava solamente, quindi che senso aveva continuare a prenderlo? I vantaggi di aver smesso di assumerlo per me sono notevoli, sono finalmente tornata al mio peso, quello che avevo 12 anni fa prima della lesione e ho perso 2 taglie. Mi sento meglio sapendo che ho una vita più sana e anche la mia pelle sembra abbia un aspetto migliore.

Le persone non conoscono i tanti problemi di salute a cui vanno in contro a causa di una lesione al midollo spinale e la cosa brutta è che ci vengono somministrati tanti di quei farmaci dal momento in cui veniamo ricoverati in ospedale con la nostra lesione che, quando lo lasciamo per tornare a casa avendo così tanto schifo da affrontare, non mettiamo in discussione che cosa esattamente ci sia stato dato in modo da essere consapevoli di ciò che si sta prendendo e perché.

Mi c’è voluto così tanto tempo per scrivere in merito a tutto questo perché per me il solo ricordarlo è terribile.

Una sera mentre ero in giro con la mia amica Michelle, abbiamo incontrato Russell Brand nel nostro pub e lei gli raccontò quello che avevo fatto, Russell mi disse: “Scommetto che per te è stato più difficile smettere di prendere il farmaco di quanto non sarebbe stato smettere di assumere una droga come ad esempio l’eroina”. Quella frase mi ha fatto pensare che avesse fottutamente ragione!

La morale della storia è: “Siate sempre consapevoli di ciò che state assumendo”!

La Lesione spinale cronica deve diventare curabile!

Cure Girl Lolly